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giovedì 12 gennaio 2012

Usciamo dal torpore di Stato e riprendiamo la Lotta



Fermiamoci un attimo in questa vita frenetica e cerchiamo di capire perché siamo da due anni in stato di agitazione e da più di un anno e mezzo occupiamo un luogo che dovrebbe essere deputato a curare le persone. 
Sarebbe bello parlare di welfare state, diritti sociali e di nuovi indici di qualità della vita che soppiantino quello strumento insignificante rappresentato dal PIL. 
Sarebbe bello poter portare l'esempio di Emergency, una ONG che propugna nei territori più martoriati di questo pianeta un'ideale di "sanità gratuitadi alto livello, garantita a chiunque", mentre noi che abitiamo nel cosiddetto primo mondo non siamo in grado di garantire le più elementari cure senza spillare quattrini a cittadini che ne hanno pochi o offrendo servizi penosi e non assicurati in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale (Torre del Greco con il suo bacino di utenza vale più di mille spiegazioni a riguardo).
Sarebbe bello anche poter dire, senza temere di essere derisi, che nel secondo dopoguerra, ossia quando l'Europa (e non solo) era per metà distrutta e le sue popolazioni ridotte allo stremo, esistevano studiosi ed intellettuali come Lord Beveridge che, in barba ad ogni liberalismo/liberismo sfrenato, ritenevano che "lo stato dovesse seguire le persone dalla culla alla tomba".
Invece questa vertenza ospedaliera ci sta lentamente annientando nello scaricabarile di palazzi sempre più lontani dalle comunità amministrate, nell'incredibile arroganza di persone il cui unico merito in curriculum è l'esser state nominate in posti di comando da ras politici e che mentono con il ghigno sulle labbra, senza provare la minima vergogna per le ripetute stronzate che proferiscono.
Credevo che il principale merito della nostra protesta non fosse stato sinora il raggiungimento dell'obiettivo (lo stato attuale del Maresca dimostra chiaramente quanto sia disatteso), bensì l'essersi emancipati dalla condizione di sudditi a quella di cittadini. Un passaggio epocale che avrebbe dovuto relegare al passato la logica del piacere del signore in favore del diritto garantito per legge. 
Ogni giorno di più mi rendo conto come questo non riesca a realizzarsi ed il palazzo cerchi di ingurgitarci come un tumore che metastatizza ed abbiamo bisogno di ribellarci di fronte a questo stato di cose. L'incontro col dg D'Amora di domani è una buona occasione per riprendere in mano il nostro futuro ed urlare una volta di più col timbro marcato che LA SALUTE E' UN DIRITTO ed il nostro ospedale non si tocca. Se si ripeteranno promesse poco chiare o lampanti prese per il culo la risposta dovrà essere una sola,
LA PIAZZA.

Questo post non racchiude il pensiero di tutto il comitato ma una personalissima esternazione di un attivista frustrato ed arrabbiato, Andrea Scala

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