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giovedì 23 febbraio 2012

"La Repubblica: Emergenza barelle al Cardarelli", ma vi siete chiesti il perchè?

Riportiamo un articolo apparso sul sito di Repubblica, giornale di punta del "progressismo made in Italy", che narra le vicissitudini legate all'ospedale Cardarelli di Napoli. Non certo con solerzia anche il giornale di De Benedetti ha scoperto l'emergenza barelle del maggiore nosocomio del Sud Italia, letteralmente assediato da malati alla disperata ricerca di un allettamento, rinunciando spesso al rispetto della propria dignità.
Una situazione nota e che noi del comitato Pro Maresca denunciamo da 2 anni e mezzo senza essere stati calcolati più di tanto dai media se non in seguito a manifestazioni ed atti di forza, unico modo per essere ascoltati in questo paese.
Sarebbe bello se la giornalista Stella Cervasio continuasse la sua inchiesta sulla Sanità interagendo anche col nostro comitato e coi movimenti che stanno sorgendo in difesa del diritto alla salute in Campania, primo su tutti il Coordinamento regionale Salute.

Di seguito riportiamo l'articolo tratto da Repubblica.it:

A Roma è stata una clamorosa sorpresa. A Napoli ci hanno fatto l'abitudine. Tanto che al Cardarelli è nato un "reparto barelle". Le stanze dell'ex Oncologia sono state adibite dal direttore generale dell'azienda ospedaliera Granata a "Osservazione breve intensiva 2". Ha fatto comprare barelle speciali, con il materasso più alto e dalla scorsa settimana ha aperto per tre mesi al secondo piano del padiglione C un reparto con 8 medici e 15 infermieri. 
Una vicenda sulla quale si sono inevitabilmente accesi i fari della magistratura inquirente: è stato aperto un fascicolo dalla Procura della Repubblica di Napoli. 

Il concetto potrebbe essere quello del temporary shop. Ma niente a Napoli è più definitivo del momentaneo. Perciò anche le barelle, che poi barelle non sono, perché non poggiano in terra e non vengono sottratte alle ambulanze, sono diventate permanenti ed effettive. Ospedale Cardarelli, secondo piano del padiglione C, ex reparto di Oncologia. Stanze disponibili: perché non metterci dei letti, visto che per la mancanza di brande anche in Osservazione breve intensiva e al quarto piano del Dea, il Dipartimento di emergenza accettazione, nell'anticamera della Medicina d'urgenza, ci sono più di 30 barelle all'ingresso e lungo mezzo corridoio? Ma no. Niente di meglio per trasformare in definitivo 
il precario, tutto ciò che è passeggero in stabile. A 24 ore dal blitz del senatore Ignazio Marino al Policlinico Umberto I che ha svelato una verità scioccante per la Capitale, ma ingoiata per anni come un boccone amaro a Napoli, capitiamo in questo "reparto". 
Qui, in ogni stanza, a volte camminano su ruote a volte stanno ferme cinque o sei barelle occupate da pazienti in attesa, come Godot, per un tempo indefinito. È il reparto barelle provvisorio che resterà aperto tre mesi. Ma dire che qui medici e infermieri non lavorano bene sarebbe una bugia. Infatti anche dai parenti dei malati, il precariato del paziente, il suo stare oggi qui domani là, è comunemente accettato. E di buon grado. Tanto è vero che in questo reparto "temporary" si entra con difficoltà e regna un certo ordine, anche se quelli che vediamo in giro sono barelle, non letti. Proviamo in un'altra postazione di, come dire, cuccette vaganti. Al quarto piano del Dea il visitatore entra anche se non vuole e i malati non può non vederli, anche se è di passaggio. 

Perché i primi due letti gli appaiono a destra e a sinistra, quando si aprono le porte dell'ascensore. Uno distratto si spaventa. C'è un'anziana che si lamenta sottovoce, la flebo di soluzione fisiologica e di Gelofusine attaccata a una mano bianchissima: un farmaco che si usa come sostituto del plasma in caso di emorragia interna o perdita d'acqua per una forma di diabete.

Intorno, quattro parenti, due li manda via la guardia giurata. Su un'altra barella c'è un signore sessantenne coperto con il suo giubbotto e la giacca della moglie: "Siamo qui da mezz'ora, aspettiamo i risultati delle analisi". 

"Quest'ospedale ha un bacino d'utenza troppo vasto", dice un trentenne in attesa di notizie. Insieme alla moglie ha accompagnato un parente di 72 anni: "Non sappiamo quando, ma andrà in Neurologia. Con le barelle è la seconda volta che ci capitiamo. L'altra volta toccò alla moglie di nostro zio, fortunatamente abitano qui vicino". La porta a vetri si chiude alle spalle di molti: all'ingresso di Medicina d'urgenza non si respira. Sul pavimento, buste piene di vestiti, rotoloni di carta assorbente, scatole di biscotti.

"Mio padre ha avuto un problema cardiaco, non riusciva a respirare. È arrivato qui alle 6 di stamattina - racconta una ragazza seduta all'uscita sulle scale - ci vorrebbe più personale, qui ci sono sei infermieri per 60 malati. Ecco perché i parenti arrivano in massa, abbiamo tutti paura che i nostri cari muoiano dimenticati". 

Una giovane signora chiama al telefono la sorella e racconta:"Mio marito è qui da ieri, ho passato la notte su una sedia che mi hanno dato gli infermieri. Tra poco lo trasferiscono, va in Oncologia". Il cerchio si chiude, Oncologia, il "temporary". Un'altra astanteria provvisoria, le stanze del secondo piano. Qualcuno sostiene che i malati passano di barella in barella, perché chi ha la fortuna di avere un letto, in barella non ci torna più. "Questo problema - osserva Carmine Cavaliere del Tribunale per i diritti del malato, pneumologo del Cardarelli - sarebbe risolvibilissimo nel momento in cui qualsiasi gestione regionale facesse le cose nella legalità e con razionalità. I posti letto di elezione sono la stragrande maggioranza, rispetto ai pochi di pronto soccorso. 

Sono tanti perché servono per mantenere un equilibrio clientelare. Ecco perché il pronto soccorso ha invece posti letto inferiori alla domanda. Il posto-barella non è il posto-letto, quindi serve a non modificare i tagli operati dalla Regione con il piano di rientro. Servirebbe un piano di riorganizzazione". Sempre che i pazienti non siano assuefatti alla malasanità come a un vizio irrinunciabile, ormai: il Tribunale per i diritti del malato tenta da mesi di riunire denunce di "barellati" per una class action. Ma ancora non ci è riuscito. Un ricovero, dopotutto, val bene una barella.

venerdì 10 febbraio 2012

Contro Sacrifici e Precarietà: assediamo la Regione Campania!

Riportiamo il layout del manifesto che apparirà in città in questi giorni, che annuncia la manifestazione del 15 febbraio sotto la Regione Campania organizzata dal "Coordinamento Regionale per l'opposizione sociale", di cui il Comitato Pro Maresca è parte integrante. L'ASSEDIO ALLA REGIONE CAMPANIA, nasce per ridare dignità ad un popolo che un po' alla volta la sta perdendo e per ricompattare un movimento che avrebbe tutte le possibilità di poter aggregare realtà e tutta quella parte della popolazione quotidianamente inculata dal sistema di potere campano (e non solo). Il 15 febbraio sarà un gran giorno, presentiamoci belli, uniti e cazzuti come abbiamo dimostrato in più occasioni di saper fare.

La nostra salute vale più dei loro profitti